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Archivio di Stato di Firenze

Laboratorio di restauro

Il laboratorio si occupa principalmente del proseguimento delle operazioni di recupero del materiale documentario alluvionato nel 1966  e alla risoluzione di problemi di conservazione urgenti. In parallelo, l’attività del laboratorio è collegata ai programmi scientifici dell’Istituto rivolti al pubblico: esposizioni, convegni e soprattutto il riordinamento, l’inventariazione e  la digitalizzazione dei fondi archivistici.

 

Le origini
L’organizzazione un vero e proprio laboratorio di restauro  nell’Archivio fiorentino ebbe luogo  sulla spinta del clamore suscitato dalla drammatica alluvione del 1966 che aveva sommerso circa 6 km di scaffali colmi di documenti antichi; al suo finanziamento contribuirono inizialmente anche enti e istituzioni internazionali. Nei primi anni il lavoro fu quasi del tutto incentrato su interventi attuati sulle circa 70.000 unità archivistiche alluvionate; in seguito il laboratorio andò parzialmente spostando la propria attività anche su altro materiale bisognoso di restauro, esclusivamente conservato nell’Archivio di Stato, secondo criteri di priorità e di urgenza. Il trasferimento dell’Istituto nella nuova sede ha consentito di attribuire al laboratorio di restauro uno spazio più vasto e attrezzato.

 

Prospettive attuali
Potendo contare sull’idoneità degli attuali ambienti concepiti per la conservazione del patrimonio documentario, in cui vengono controllati con continuità i livelli di temperatura e di umidità relativa, i danni più consistenti sono quelli legati al degrado dei materiali e all’usura dovuta al notevole incremento della consultazione negli ultimi anni.

La sempre minore presenza di tecnici all’interno dell’amministrazione pubblica ha come conseguenza tuttavia la riduzione dell’attività di vero e proprio restauro all’interno anche di un laboratorio bene attrezzato. Accanto quindi a interventi urgenti di restauro e cartotecnica, eseguiti con i criteri scientifici indicati dalle istituzioni centrali a ciò preposte, molto tempo è impiegato nella realizzazione di progetti che poi vengono eseguiti da ditte esterne, alle quali sono affidati in base alle vigenti norme relative ai Lavori pubblici.

Negli ultimi anni non meno importante risulta l’attività di stages formativi, organizzati anche a seguito di convenzioni con Università e Istituti culturali; i tirocinanti provenienti dalle più varie realtà e da varie parti del mondo possono così approfondire ‘sul campo’ le tecniche della conservazione e del restauro, recependo gli elementi della pluridecennale esperienza dei restauratori del Laboratorio.             

 

Piero Marchi